19 Maggio 2023
- Spazio Bibbia, Bereshit

Commento alla prima Lettura della Solennità dell’Ascensione del Signore (ANNO A),
a cura di M.Francesca e Letizia ap

Dagli Atti degli Apostoli (1,1-11)

Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo.
Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo».
Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra».
Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».

Quante volte, nei giorni che viviamo, ci facciamo più o meno esplicitamente questa domanda: “è questo il tempo?”, il tempo per fare un passo decisivo, il tempo in cui cambieranno le cose, il tempo in cui godremo –finalmente- della pace cercata o ritrovata in una relazione, in un’amicizia…
La nostra vita è fatta di tempi rincorsi, attesi, cercati e procrastinati. Stagioni che si susseguono e non sempre (forse quasi mai) si accordano con i desideri e le aspirazioni grandi che portiamo nel cuore. Il saggio di Israele, Qoelet, lo ripeteva così: “C’è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare quel che si è piantato… Un tempo per cercare e un tempo per perdere, un tempo per conservare e un tempo per buttar via…” (Cf Qo 3,1-9). Ma, qual è il tempo che stiamo vivendo adesso?
L’Ascensione di Gesù, narrata due volte da Luca, alla fine del vangelo (Lc 24,50-53) e all’inizio degli Atti, è l’ultima occasione per i discepoli di porre di persona al Signore questa pressante domanda: in che tempo sto, in che tempo stiamo, come Chiesa, come comunità? Tanta è l’importanza di questo evento, che separa e al contempo congiunge le due storie – quella di Gesù e quella della sua Chiesa -, che non possiamo perdere neanche noi questa occasione.

La risposta di Gesù, come al solito, è liberante: “Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere”. Il punto è imparare ad “attendere la promessa del Padre”, alla lettera (dal greco) a “rimanere intorno”, cioè a stare lì nei paraggi mantenendo il cuore vigile alle parole di una promessa verso cui tendere, “ad-tendere”.
E la promessa la ripete Gesù: “Io sono con voi tutti i giorni” (Mt 28,20). Il tempo, il presente, è Gesù. Allora ogni giorno è quello giusto. Ogni giorno è tempo donato per tenere viva la promessa di Dio e per rispondere come lo Spirito ci fa capire, nelle piccole cose quotidiane come nelle scelte definitive che siamo chiamati a fare e continuamente rinnovare.
Fino al suo ritorno.


Qôl/call

“La vita è preparazione. Preparazione a ricevere la vita, a crescere nell’amore, a crescere nella relazione” (S. Fausti). Come vivo il tempo dell’oggi che ricevo in dono?

sr. Letizia 
molesti.l@apostoline.it