13 Ottobre 2023
- Spazio Bibbia, Bereshit

Commento alla Prima Lettura della XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A), a cura di M.Francesca e Letizia ap

Dal libro del profeta Isaìa (Is 25,6-10a)

6Preparerà il Signore degli eserciti
per tutti i popoli, su questo monte,
un banchetto di grasse vivande,
un banchetto di vini eccellenti,
di cibi succulenti, di vini raffinati.

7Egli strapperà su questo monte
il velo che copriva la faccia di tutti i popoli
e la coltre distesa su tutte le nazioni.
8Eliminerà la morte per sempre.

Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto,
l’ignominia del suo popolo
farà scomparire da tutta la terra,
poiché il Signore ha parlato.
9E si dirà in quel giorno: «Ecco il nostro Dio;
in lui abbiamo sperato perché ci salvasse.
Questi è il Signore in cui abbiamo sperato;
rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza,
10poiché la mano del Signore si poserà su questo monte».


Un banchetto nella profezia di Isaia e nel Vangelo. Una promessa, che il Signore ci sarà e sarà lui a imbandirlo. Nella profezia di Isaia in questa festa (nuziale? regale? sacrificale?) accade qualcosa di molto particolare: il Signore strapperà un velo.

Alla lettera: «Il Signore ingoierà il velo che copre la faccia di tutti i popoli, e la coltre tessuta sopra tutte le genti». Il velo che il Signore strappa è “tessuto” sopra le genti. È radicato, fermo, per questo c’è bisogno della sua forza per rimuoverlo. Di che velo si tratta? Forse del velo del lutto, come quelli che coprivano la faccia (questa interpretazione è in linea con la frase successiva in cui «il Signore eliminerà la morte»). Oppure del velo che “ci impedisce di vedere Chi Egli sia”, posto che nella tradizione ebraica non si può vedere il volto di Dio. Come Mosè che vide un roveto, ma non il volto di Dio, nel momento più alto della rivelazione del Dio dei suoi padri. In questo caso alle genti sarà restituita la bellezza della contemplazione del Dio dei vivi, non più oppressi da tutto ciò che fa credere che l’ultima parola vera e certa della vita sia solo la morte.

«Ecco, questo è il nostro Dio» (Is 25,9). Poter fare un’affermazione così ricca di speranza è l’augurio di questa profezia di Isaia e tanti desidererebbero con tutta la forza poterla fare guardando ai prodigi che Egli opera. A incominciare da quale? Da quello che tutti, ovunque, in ogni tempo aspettiamo: che il nostro volto conosca solo lacrime di gioia, quelle che non portano con loro “l’ignominia” del dolore ingiustificato e che donano salvezza.


Qôl/call

Questi è il Signore nel quale abbiamo sperato, Colui che… Cerco, nella mia preghiera personale, la risposta.  

sr. M. Francesca 
frasca.mfrancesca@apostoline.it