Commento alla prima Lettura della II Domenica T.O. (ANNO B)
a cura di M.Francesca e Letizia ap
Dal primo libro di Samuèle (3,3-10.19)
In quei giorni, Samuèle dormiva nel tempio del Signore, dove si trovava l’arca di Dio.
Allora il Signore chiamò: «Samuèle!» ed egli rispose: «Eccomi», poi corse da Eli e gli disse: «Mi hai chiamato, eccomi!». Egli rispose: «Non ti ho chiamato, torna a dormire!». Tornò e si mise a dormire.
Ma il Signore chiamò di nuovo: «Samuèle!»; Samuèle si alzò e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Ma quello rispose di nuovo: «Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!». In realtà Samuèle fino allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore. Il Signore tornò a chiamare: «Samuèle!» per la terza volta; questi si alzò nuovamente e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovane. Eli disse a Samuèle: «Vattene a dormire e, se ti chiamerà, dirai: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta”». Samuèle andò a dormire al suo posto.
Venne il Signore, stette accanto a lui e lo chiamò come le altre volte: «Samuéle, Samuéle!». Samuèle rispose subito: «Parla, perché il tuo servo ti ascolta».
Samuèle crebbe e il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole.
La liturgia ci presenta in questa domenica la vocazione di Samuele. Si tratta del grande profeta e giudice di Israele che accompagnerà (non senza resistenze) il popolo nel passaggio verso la monarchia, e ungerà come re Saul prima, e Davide poi (Cf 1-2 Samuele). Ma la vera grandezza di Samuele ce la consegna il testo biblico, ed è quella di non aver lasciato “cadere a terra” (significato letterale del v. 19) neanche una delle parole di Dio.
Il protagonista del brano è proprio la voce di Dio che chiama il giovane, il verbo dominante è “chiamare”. Chiamare per nome è un’esperienza quotidiana, alla base della comunicazione interpersonale e della vita relazionale. Il nome “Samuele” viene ripetuto 12 volte in questo testo, 5 volte proprio sulla bocca di Dio, in un progressivo avvicinarsi a lui con infinita tenerezza (v. 10). Impossibile non sentire questa voce, e non cogliere che questo momento è una vera e propria rivelazione di sé, della propria identità insieme alla missione che Dio vuole affidare.
Dio per chiamare si serve della mediazione di testimoni anche poco degni, come il sacerdote Eli, che in quel tempo aveva abdicato alla sua missione. È la fiducia disarmante del giovanissimo Samuele che diventa una chiamata anche per l’anziano Eli, e lo riporta al cuore del suo servizio di mediazione tra Dio e il popolo.
All’ “Eccomi” di Samuele fa eco quello di tutti i chiamati nella Bibbia, e dei primi discepoli di Gesù (Cf Gv 1,35-42) che si mettono a seguirlo nella fiducia/fede trasmessa da altri fratelli.
Qôl/call
Ci vuole una mediazione per comprendere la chiamata di Dio: a volte è la propria famiglia, o comunità, parrocchia; altre volte è la presenza di un povero, di una persona più fragile da accudire… Dio si vuole servire di altri per portarci alla fede. Lasciarsi chiamare, lasciarsi accompagnare, lasciarsi amare: è forse l’opera più complessa che possiamo vivere, e anche una grazia da chiedere.
sr. Letizia
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