21 Febbraio 2020
- Spazio Bibbia, Bereshit

Commento alla prima Lettura della VII Domenica del Tempo Ordinario (ANNO A) a cura di M.Francesca e Letizia ap

Dal libro del Levitico (19,1-2.17-18)

1Il Signore parlò a Mosè e disse:
2«Parla a tutta la comunità degli Israeliti dicendo loro:
“Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo.
17Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello;
rimprovera apertamente il tuo prossimo,
così non ti caricherai di un peccato per lui.
18Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo,
ma amerai il tuo prossimo come te stesso.
Io sono il Signore”».



Il Levitico è un libro di leggi messo nel cuore della Torah, l’insegnamento che Dio ha donato tramite Mosè a Israele. È un testo formativo che riporta anche la formula più antica del comandamento dell’amore al prossimo, ripresa da Gesù nei Vangeli.

“Amerai”: per la Bibbia amare è un’azione prima che un sentimento. Amare significa promuovere l’altro, metterlo nelle condizioni di realizzare la sua vocazione. È una ricerca anche faticosa, della pace, dell’armonia, del bene; “…il tuo prossimo”:in vari passi della Bibbia si parla del prossimo. Chi è il prossimo? La risposta si allarga dal connazionale, al forestiero, fino a comprendere ogni uomo, perfino il tuo nemico, come Gesù di nuovo espliciterà nel Vangelo (Mt 5,44); “…come te stesso” oppure “…egli è come te”: il comandamento chiede di riconoscere e rispettare la dignità di ciascun essere umano, pari a quella personale. Il garante di tutto questo? “Io sono il Signore” (v. 18b), il Padre celeste che cura la crescita vocazionale di ogni persona.


Qôl/call

“Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo” (Lv 19,2).
Il mio compimento personale, cioè la mia chiamata alla santità, è legata alla realizzazione della vita dell’altro che mi è affidato, che mi vive accanto, che “inciampa” sulle mie vie, a cui io mi faccio prossimo (cf. Lc 10,36).

sr. Letizia
molesti.l@apostoline.it