Commento alla prima Lettura della XXIII Domenica del T.O. (ANNO A),
a cura di M.Francesca e Letizia ap
Dal libro del profeta Ezechièle (33,1.7-9)
Mi fu rivolta questa parola del Signore:
«O figlio dell’uomo, io ti ho posto come sentinella per la casa d’Israele. Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia.
Se io dico al malvagio: “Malvagio, tu morirai”, e tu non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te.
Ma se tu avverti il malvagio della sua condotta perché si converta ed egli non si converte dalla sua condotta, egli morirà per la sua iniquità, ma tu ti sarai salvato».
C’è un sottofondo nel brano di Ezechiele che ascoltiamo questa domenica, ed è il contesto di un assedio militare: in tempo di guerra la vedetta veniva posta in un luogo strategico perché, non appena scorgesse il nemico in arrivo, suonasse il corno per avvertire tutti dell’imminente pericolo.
La responsabilità della vedetta è quella di dare l’allarme. La vedetta si accorge del nemico in arrivo perché svolge un preciso compito, sa molto bene quello che deve fare e lo fa. Questa attività di sentinella, di osservatore attento, è paragonata al compito del profeta nel popolo di Dio.
Come la vedetta, anche il profeta riceve da Dio la responsabilità del messaggio di conversione che deve annunciare, tanto che se non lo farà ne risponderà con la sua vita.
È un’immagine molto significativa della nostra comune e unica chiamata, ricevuta nel Battesimo: scoprirci figli amati dal Padre, fratelli e sorelle che sanno dare la vita gli uni per gli altri come ha fatto Gesù. Dare la vita nel quotidiano ha a che fare con la vigilanza della vedetta, che sa riconoscere il male e si deve scomodare per dirlo, pagando di persona per fare verità nelle relazioni fraterne (cf. Mt 18,15-20). Fare fraternità, fare famiglia, chiede la scelta effettiva di accettare il costo del conflitto, del confronto acceso, del dialogo paziente per accordarsi di nuovo e costruire la pace. Ciascuno è chiamato a fare la sua parte.
Qôl/call
“Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo. Bisogna riconoscere sé stessi come marcati a fuoco da tale missione di illuminare, benedire, vivificare, sollevare, guarire, liberare… Tuttavia, se uno divide da una parte il suo dovere e dall’altra la propria vita privata, tutto diventa grigio e andrà continuamente cercando riconoscimenti o difendendo le proprie esigenze”. (Papa Francesco, Evangelii Gaudium 273)
sr. Letizia
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