27 Gennaio 2023
- Spazio Bibbia, Bereshit

Commento alla prima Lettura della IV Domenica del T.O. (ANNO A),
a cura di M.Francesca e Letizia ap

Dal libro del profeta Sofonìa (2,3; 3,12-13)

Cercate il Signore
voi tutti, poveri della terra,
che eseguite i suoi ordini,
cercate la giustizia,
cercate l’umiltà;
forse potrete trovarvi al riparo
nel giorno dell’ira del Signore.
«Lascerò in mezzo a te
un popolo umile e povero».
Confiderà nel nome del Signore
il resto d’Israele.
Non commetteranno più iniquità
e non proferiranno menzogna;
non si troverà più nella loro bocca
una lingua fraudolenta.
Potranno pascolare e riposare
senza che alcuno li molesti.

Belle e fortissime queste parole di incoraggiamento che il profeta Sofonìa pronuncia per i poveri di Israele, proprio mentre il popolo sta vivendo un tempo di immobilità e di prova.
Denuncia e speranza sono due parole-chiavi per immergersi nella lettura del piccolo e intenso libro di Sofonìa. Sì, perché per liberare la speranza occorre guardare in faccia il male e denunciarlo nelle sue molteplici sfaccettature.
Nella vita le prove non mancano mai, alla lunga ci stancano, ci fanno abbassare lo sguardo, fiaccano la speranza. Sentiamo le forze avverse che ci tirano giù, senza darci possibilità di uscita, anzi di riuscita, di godere di una vita gustosa e serena.
“Cercare” è il suggerimento del profeta, mettersi, cioè, nell’atteggiamento di chi non si ferma e non smette di credere possibile una soluzione, un cambiamento, una nuova possibilità.
Cercare è anche segno di inquietudine, più o meno sana, in ogni caso segno di movimento, di essere disposti a lasciare qualcosa (abitudini, modi di pensare, pregiudizi o giudizi sugli altri…) fidandoci che così ritroviamo ordine e vita.
La ricerca che fa vivere, lo dice Sofonìa, è quella che dirige e orienta le nostre forze sulla giustizia, sull’umiltà, in definitiva sulla presenza del Signore. “Cercate il Signore” (Sof 2,3), nelle circostanze varie e imprevedibili della vita, è possibile intercettando la via dell’umiltà, della verità delle cose. Dio è umile perché è grande, e solo i grandi sanno farsi piccoli.
Questo non vuol dire che Dio non prenda posizione, che non sia presente tanto che qualcuno possa arrivare a dire, come fa Israele sbagliandosi di brutto, “il Signore non fa né bene né male” (Sof 1,12).
L’ira di Dio, il suo amore appassionato, passionale, che si riversa sul suo popolo, viene proprio a far tacere ogni dubbio che Egli sia distante e che non voglia coinvolgersi con noi. A Dio interessa la nostra riuscita più che a noi stessi! Per questo Dio si leva contro tutto ciò che ci ostacola nel vivere la vita, e lo fa con la grinta del pastore che si oppone al lupo, al ladro, al brigante che vuole prendere per sé le pecore e disperdere il gregge (cf. Gv 10,1-18).


Qôl/call

La nostra felicità dipende dall’atteggiamento di ricerca con cui viviamo. Gesù ci incoraggia a convogliare le nostre forze nel progetto di Dio, rivelatoci attraverso le beatitudini del Vangelo (Mt 5,1-12). Questo rende felici.

sr. Letizia 
molesti.l@apostoline.it