11 Giugno 2021
- Spazio Bibbia, Bereshit

Commento alla prima Lettura dell’XI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B) a cura di M.Francesca e Letizia ap

Dal libro del profeta Ezechiele (Ez 17,22-24)

Così dice il Signore Dio:
«Un ramoscello io prenderò dalla cima del cedro,
dalle punte dei suoi rami lo coglierò
e lo pianterò sopra un monte alto, imponente;
lo pianterò sul monte alto d’Israele.
Metterà rami e farà frutti
e diventerà un cedro magnifico.
Sotto di lui tutti gli uccelli dimoreranno,
ogni volatile all’ombra dei suoi rami riposerà.
Sapranno tutti gli alberi della foresta
che io sono il Signore,
che umilio l’albero alto e innalzo l’albero basso,
faccio seccare l’albero verde e germogliare l’albero secco.
Io, il Signore, ho parlato e lo farò».


Tutti gli abitanti di Israele conoscevano il profumo del cedro, un albero tra i più imponenti del Vicino Oriente Antico. Con il legno del cedro, resistente e forte, si facevano le navi, dai suoi olii essenziali potevano essere ricavati profumi inconfondibili. Le sue proprietà erano innumerevoli. Mentre Ezechiele riferisce queste parole del Signore, ogni abitante di Israele in esilio, può tornare indietro nel tempo e desiderare, attraverso queste immagini evocative, di vivere di nuovo nella terra madre.
Il Signore con questa parabola sembra parlare al cuore più che alla testa, provocare emozioni più che fare ragionamenti. Stimola ricordi, suggerisce profumi, avvolge con la sua concretezza per invitarci a gustare tutto ciò che è umano.
Ma ciò che stupisce davvero, in questo brano che la liturgia ci regala, è che il Signore inizierà la sua opera di restaurazione del suo popolo, simboleggiata dall’albero di cedro, da un ramoscello. È il miracolo della crescita quello che Ezechiele, come Marco nel Vangelo (Mc 4,26-34), vogliono invitarci a guardare. Al Signore bastano un seme e un ramo, nascosti, silenziosi, piccoli per generare alberi in grado di fare un’ombra ospitale. Questo è consolante perché, a volte, non abbiamo che ramoscelli tra le mani per costruire il regno di Dio nella quotidianità. Sono i semi di bene, di gioia, di pace… che abbondano, piuttosto che alberi imponenti. Il Signore ci chiede occhi allenati a guardare l’invisibile e il coraggio di continuare a “seminare”, sapendo che i frutti arriveranno e non sarà merito nostro! Iniziamo da quel poco che ci sembra di poter dare agli altri (e a noi!): una parola, un po’ di ascolto, una sorpresa, una camminata insieme… chissà che generi qualcosa di nuovo come nessuno di noi sa (cfr. Mc 4,27)!


Qôl/call

Signore ti chiediamo di ospitarci «all’ombra» della tua presenza perché possiamo gioire e sentirci sicuri della tua vicinanza e protezione.

sr. M. Francesca 
frasca.mfrancesca@apostoline.it