Commento alla prima Lettura dell’XIII Domenica del T.O. (ANNO A),
a cura di M.Francesca e Letizia ap
Dal secondo libro dei Re (4,8-11.14-16)
Un giorno Eliseo passava per Sunem, ove c’era un’illustre donna, che lo trattenne a mangiare. In seguito, tutte le volte che passava, si fermava a mangiare da lei.
Ella disse al marito: «Io so che è un uomo di Dio, un santo, colui che passa sempre da noi. Facciamo una piccola stanza superiore, in muratura, mettiamoci un letto, un tavolo, una sedia e un candeliere; così, venendo da noi, vi si potrà ritirare».Un giorno che passò di lì, si ritirò nella stanza superiore e si coricò. Eliseo disse [a Giezi, suo servo]: «Che cosa si può fare per lei?». Giezi disse: «Purtroppo lei non ha un figlio e suo marito è vecchio». Eliseo disse: «Chiamala!». La chiamò; ella si fermò sulla porta. Allora disse: «L’anno prossimo, in questa stessa stagione, tu stringerai un figlio fra le tue braccia».
Davvero grande la personalità di questa donna di Sunem! Bisogna leggere tutta la sua vicenda (raccontata in 2Re 4,8-37), se non vogliamo perderci il gusto puro dell’accoglienza.
Questa donna, sposata e senza figli, intraprendente e con discrete possibilità economiche, prende l’iniziativa di ospitare l’uomo di Dio nella sua casa ogni volta che il profeta si fa vedere nel villaggio. Tale è la sua accoglienza da suggerire al marito di costruire una stanza al piano superiore solo per lui. Il profeta in questione è Eliseo.
Dal brano traspare come l’azione di questa donna sia libera e gratuita, senza secondi fini; inoltre è talmente costante e tenace da stabilire una relazione duratura con Eliseo, capace di “obbligarlo” a stare nella realtà e non staccato da essa, ritirato sul Monte Carmelo.
È importante la tenacia di questa donna e richiama, ad esempio, la tenacia e la premura costante di Lidia negli Atti degli Apostoli (16,11-15), o l’ospitalità debordante di Marta nel Vangelo (Lc 10,38-42).
Ci sono “luoghi” (comunità parrocchiali o religiose, realtà familiari, ambienti di lavoro o di svago), in cui sentiamo di poterci concedere di amare e essere amati così come siamo, di essere “rilassati”, cioè di riposare in questo amore che è permesso, è limpido e semplice. Se anche nella tua vita esistono luoghi così, significa che ci sono persone che hanno aperto la loro casa, cioè la loro vita, come queste e altre donne e uomini della Bibbia, capaci di fare spazio alla presenza di Dio che l’altro porta con sé.
Qôl/call
“Chi accoglie voi accoglie me” (Mt 10,37-42): siamo portatori di Cristo, chiamati a fermarci nella “stanza superiore” di chi ci apre casa. E allo stesso tempo, è possibile per noi essere casa che accoglie la presenza di Dio che viene a visitarci. Chi accolgo in questo tempo? Da chi sono accolto?
sr. Letizia
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