Commento alla prima Lettura della VII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C) a cura di M.Francesca e Letizia ap
Dal primo libro di Samuele 1Sam (26,2.7-9.12-13.22-23)
In quei giorni, Saul si mosse e scese al deserto di Zif, conducendo con sé tremila uomini scelti di Israele, per ricercare Davide nel deserto di Zif. Davide e Abisai scesero tra quella gente di notte ed ecco, Saul dormiva profondamente tra i carriaggi e la sua lancia era infissa a terra presso il suo capo, mentre Abner con la truppa dormiva all’intorno. Abisai disse a Davide: “Oggi Dio ti ha messo nelle mani il tuo nemico. Lascia dunque che io l’inchiodi a terra con la lancia in un sol colpo e non aggiungerò il secondo”. Ma Davide disse ad Abisai: “Non ucciderlo! Chi mai ha messo la mano sul consacrato del Signore ed è rimasto impunito?”.
Davide portò via la lancia e la brocca dell’acqua che era presso il capo di Saul e tutti e due se ne andarono; nessuno vide, nessuno se ne accorse, nessuno si svegliò: tutti dormivano, perché era venuto su di loro un torpore mandato dal Signore.
Davide passò dall’altro lato e si fermò lontano sulla cima del monte; vi era grande spazio tra di loro. Davide gridò: “Ecco la lancia del re, passi qui uno dei servitori e la prenda! Il Signore renderà a ciascuno secondo la sua giustizia e la sua fedeltà, dal momento che oggi il Signore ti aveva messo nelle mie mani e non ho voluto stendere la mano sul consacrato del Signore”.
Ognuno di noi ha dei piccoli o grandi poteri sull’altro: più è grande il proprio carisma o la propria responsabilità, più è grande la possibilità di influire sull’altro negativamente o in modo positivo. La storia di Davide ci insegna quanto sia difficile mantenere un equilibrio quando sembra Dio stesso a darti la facoltà di avere l’altro in tuo potere.
Davide è il consacrato del Signore per ordine divino, nessuno lo avrebbe creduto ma Dio lo sceglie (cfr. 1Sam 16). Anche Saul è il consacrato del Signore in quanto re precedente a Davide. Dio ha rifiutato Saul ma il vecchio re non ne vuole sapere di “ritirarsi a vita privata” e, non contento, dà la caccia a colui che dovrebbe prendere il suo posto. Davide sta fuggendo quando invece si imbatte proprio in colui che vuole ucciderlo. È a quel punto che Abisai pronuncia la frase che giustificherebbe ogni sua azione: «Oggi Dio ti ha messo nelle mani il tuo nemico», solo che Davide sa che quelle sue mani, nelle quali Saul è stato consegnato, sono chiamate a custodirlo e non a ucciderlo, anche se è un nemico. Non solo, è lui stesso a prendere la brocca la lancia vicino a Saul forse proprio perché, dice un commentatore medievale del testo, teme che Abisai possa farsi prendere la mano e ucciderlo lo stesso. Davide oggi ci insegna che a noi è dato il potere della misericordia che è lo stesso potere di Dio (cfr. Lc 6,36). Forse Davide sa che l’altro è “nelle nostre mani” solo se riconosciamo che, prima di tutto, siamo tutti nelle mani di Dio.
Qôl/call
Per esercitare il potere della misericordia occorre sentirsi grati e riconoscenti verso il Signore che ci ha dato una “misura buona, pigiata, colma e traboccante” (Lc 6,38). Cosa posso fare oggi per essere misericordioso come il Padre? Quale è l’atto di lealtà nei confronti del Signore a cui sono chiamato?
sr. M. Francesca
frasca.mfrancesca@apostoline.it