5 Maggio 2023
- Spazio Bibbia, Bereshit

Commento alla prima Lettura della V Domenica di Pasqua (ANNO A),
a cura di M.Francesca e Letizia ap

Dagli Atti degli Apostoli (6,1-7)

In quei giorni, aumentando il numero dei discepoli, quelli di lingua greca mormorarono contro quelli di lingua ebraica perché, nell’assistenza quotidiana, venivano trascurate le loro vedove.
Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: «Non è giusto che noi lasciamo da parte la parola di Dio per servire alle mense. Dunque, fratelli, cercate fra voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della Parola».

Piacque questa proposta a tutto il gruppo e scelsero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timone, Parmenàs e Nicola, un prosèlito di Antiòchia. Li presentarono agli apostoli e, dopo aver pregato, imposero loro le mani. E la parola di Dio si diffondeva e il numero dei discepoli a Gerusalemme si moltiplicava grandemente; anche una grande moltitudine di sacerdoti aderiva alla fede.

Ci fa bene oggi guardare a come hanno fatto le prime comunità, guidate dagli Apostoli, ad assumere la fisionomia del Corpo di Cristo in obbedienza allo Spirito. Il brano del capitolo 6 degli Atti ci aiuta a rispondere a due domande.
Quando e perché nasce un ministero nella Chiesa?
Quando si allargano le disponibilità, crescono le esigenze, si aggiungono ‘posti a tavola’. Questo avviene perché ci si apre all’esterno, in risposta al mandato di Gesù risorto: “Andate in tutto il mondo” (Mc 16,15).
I ministeri sono il servizio di chi è minore, dal latino “minus”. Essi vengono riconosciuti e assegnati dagli apostoli e dai loro successori, a un battezzato che ha un dono dello Spirito Santo specifico per un determinato bisogno o appello nella Chiesa nel tempo in cui si sta vivendo.
Tutto comincia dallo Spirito, donato nel Battesimo a ciascun cristiano. Non siamo amati a caso o in modo generico, ma in modo specifico, personale. Questo amore personale che ci raggiunge nel dono dello Spirito Santo, chiede di essere conosciuto e messo al servizio della crescita del regno di Dio. Tutti questi doni, o carismi, sono al servizio della testimonianza di Gesù risorto nel mondo e costruiscono la Chiesa.
Anche quando non venisse riconosciuto dall’autorità (cioè dal Magistero dei Vescovi), questo dono c’è e chiede di essere messo a disposizione, nelle possibilità reali per il tempo in cui viviamo. Al momento opportuno, i carismi diventano ministeri, come nel caso dei “sette uomini di buona reputazione” ai quali viene affidato l’incarico delle mense.

Come si prendono le decisioni nella Chiesa, cioè quali sono i criteri per non diventare qualcos’altro rispetto a ciò che si è chiamati a essere?
“Non è giusto che noi lasciamo da parte la parola di Dio per servire alle mense” (v. 2). Criterio luminoso, che vale principalmente per gli apostoli ma anche per la comunità cristiana tutta, per le nostre parrocchie, movimenti e associazioni. Ogni nostra azione chiede di confrontarsi con la Parola per trovare così il giusto posto e fare spazio, “allargare la tenda di Dio” (cf Is 54,2) tra gli uomini e le donne di oggi.


Qôl/call

“Vado a prepararvi un posto”, dice Gesù (Gv 14,1-12). È bello sapere di essere attesi, di essere a casa. Sapere che il Signore prepara un posto per noi, già da adesso e per l’eternità, ci mette in ricerca. Possiamo chiederci: conosco il dono che ho ricevuto, per metterlo a servizio e trovare così il mio posto?

sr. Letizia 
molesti.l@apostoline.it