28 Agosto 2020
- Spazio Bibbia, Bereshit

Commento alla prima Lettura della XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) a cura di M.Francesca e Letizia ap

Dal libro del profeta Geremia (20,7-9)

Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre;
mi hai fatto violenza e hai prevalso.
Sono diventato oggetto di derisione ogni giorno;
ognuno si beffa di me.
Quando parlo, devo gridare,
devo urlare: «Violenza! Oppressione!».
Così la parola del Signore è diventata per me
causa di vergogna e di scherno tutto il giorno.
Mi dicevo: «Non penserò più a lui,
non parlerò più nel suo nome!».
Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente,
trattenuto nelle mie ossa;
mi sforzavo di contenerlo,
ma non potevo.


Il testo inizia con il verbo della seduzione, attrazione e intimità, in ebraico pātāh, che Geremia usa per parlare della relazione con Dio. Ma questo verbo significa anche ingannare. Sedurre e ingannare. Geremia ha il coraggio di dire a Dio: “Mi hai ingannato e io mi sono trovato a essere ingannato!”. Dio viene percepito come ‘nemico’ dal profeta, che è l’uomo di Dio per eccellenza, colui che ha con Dio una relazione personale, unica, irripetibile.

La sconfitta del profeta può essere vista da tutto il popolo: tutti lo deridono per la sua sorte a causa della Parola che annuncia. La Parola di Dio è fuoco, una parola di fuoco e di giudizio su Gerusalemme che sarà distrutta col fuoco. E il fuoco è passione di seduzione. L’esperienza di familiarità con la Parola diventa un fuoco che entra fino nelle ossa del profeta e lo rende “Parola viva”, incontenibile come la lava di un vulcano.

Un Dio verso il quale non si può resistere, in un gioco di resistenze fino a cedere al più forte. A volte si configura così la nostra lotta, la vita spirituale che viviamo. In questo testo c’è il bruciore del fuoco e le risposte non ci sono. Ad indicare, forse, che c’è un passaggio nella vita del credente: quello di stare nella ferita provocata dalla chiamata di Dio, senza immediata risposta.


Qôl/call

Se  sto vivendo l’esperienza di un ‘Dio-nemico’ provo a portarla con sincerità nella preghiera senza paura e senza censura. E per tutto il tempo che serve. Quando ne uscirò, ferito o forse vinto, sarò sicuramente in una relazione più vera e personale con Lui, e in grado di seguirlo per le sue vie (cf. Mt 16,24).

sr. Letizia 
molesti.l@apostoline.it