18 Agosto 2023
- Spazio Bibbia, Bereshit

Commento alla Prima Lettura della XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) a cura di M.Francesca e Letizia ap

Dal libro del profeta Isaia (56,1.6-7)

Così dice il Signore:
«Osservate il diritto e praticate la giustizia,
perché la mia salvezza sta per venire,
la mia giustizia sta per rivelarsi.
Gli stranieri, che hanno aderito al Signore per servirlo
e per amare il nome del Signore,
e per essere suoi servi,
quanti si guardano dal profanare il sabato
e restano fermi nella mia alleanza,
li condurrò sul mio monte santo
e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera.
I loro olocausti e i loro sacrifici
saranno graditi sul mio altare,
perché la mia casa si chiamerà
casa di preghiera per tutti i popoli».


L’introduzione di questo testo del profeta Isaia mette in risalto il valore della giustizia. Ci sono due termini diversi in questo oracolo: il diritto e la giustizia, secondo due accezioni classiche della vita del popolo di Israele e della lingua ebraica: il mishpat che è la legge che dipende dal legislatore umano, dal giudice, dal re (pensiamo a Davide o a Salomone) e la giustizia, la cedaqah, che è prerogativa e dono di Dio come unica salvezza dell’uomo (Is 56,1). All’uomo spetta: praticare il diritto secondo le sue facoltà e accogliere come un dono da rispettare e far diffondere la giustizia.

Prerogativa di Dio, e non dell’uomo è però anche dire per chi sia la sua giustizia che si rivela come salvezza e qui una grande novità. La salvezza è per tutti, persino per gli stranieri ai quali, nei primi tempi della storia di Israele, era precluso l’accesso al tempio con tutto quello che comportava: offrire sacrifici e pregare. Anche l’Antico Testamento così come il Nuovo (cfr. Mt 15,21-28), come possiamo vedere, ha una grande apertura universale verso ogni uomo concependo la vocazione di Israele e del suo Tempio come un grande annuncio di salvezza per tutti. Dice Dio in questo oracolo: «Perché la mia casa si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli». Che l’uomo faccia la propria parte, lasciando che Dio possa fare la propria e impari da lui che, in fondo, non esistono stranieri, è quello per cui sempre dobbiamo sperare e pregare.

Qôl/call

«…grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri» (Mt 15,28). Le parole di Gesù, rivolte alla donna cananea siano oggi rivolte a chiunque si rivolge a lui nella preghiera, nella certezza che nessuno è inadeguato per stare alla sua presenza.

sr. M. Francesca 
frasca.mfrancesca@apostoline.it