Commento alla prima Lettura della XXXIII Domenica del T.O. (ANNO A),
a cura di M.Francesca e Letizia ap
Dal libro dei Proverbi (31,10-13.19-20.30-31)
Una donna forte chi potrà trovarla?
Ben superiore alle perle è il suo valore.
In lei confida il cuore del marito
e non verrà a mancargli il profitto.
Gli dà felicità e non dispiacere
per tutti i giorni della sua vita.
Si procura lana e lino
e li lavora volentieri con le mani.
Stende la sua mano alla conocchia
e le sue dita tengono il fuso.
Apre le sue palme al misero,
stende la mano al povero.
Illusorio è il fascino e fugace la bellezza,
ma la donna che teme Dio è da lodare.
Siatele riconoscenti per il frutto delle sue mani
e le sue opere la lodino alle porte della città.
Siamo alla fine del libro dei Proverbi, alla fine di un anno liturgico, alla fine di un percorso fatto insieme.
Chiudiamo con l’immagine bella della moglie ideale, ma anche di colui o colei che sceglie di vivere da sapiente e, non ultimo, della Sapienza stessa. Perché la “donna forte” di Pr 31,10-31 li rappresenta tutte e tre. Questo inno alle gesta della moglie eccellente è da leggersi tutto intero.
Ciò che non vediamo, ascoltandolo o leggendolo nelle traduzioni in lingua corrente, è che nell’originale ebraico questo testo si presenta come un acrostico, cioè un componimento poetico costruito in forma alfabetica, a indicare che quelle descritte sono la totalità delle caratteristiche pratiche e morali che la persona saggia deve premurarsi di avere.
Vuoi essere sapiente? Fai come questa donna, che non perde un attimo del suo tempo per fare cose belle, per progettare e realizzare opere buone e fruttuose, generose e riconosciute da tutti.
I sentimenti di questa donna sono visibili, basta seguire i movimenti delle sue mani: mani da lavoratrice leggere e abili, proprie di chi pratica l’arte della tessitura anche dei legami interpersonali, sociali; mani che si preoccupano di scaldare i familiari e sanno prendersi cura; mani energiche che piantano vigne; mani capaci e sagaci, che gestiscono beni e sanno custodire e far fruttificare il patrimonio di famiglia; mani che esprimono tenerezza e compassione verso chi ha più bisogno.
Questa donna ha la premura e l’intelligenza delle nostre mamme, nonne… di chi è abituato a non pensare solo per sé, ma a prendersi naturalmente cura di chi le è affidato e di chi le sta intorno, donando il meglio di sé.
Impariamo da lei la sapienza biblica che è l’arte di stare al mondo non a caso ma con un progetto al quale ci si impegna a rispondere con i propri doni, talenti (Mt 25,14-30), attitudini, tessendo legami, investendo con fiducia e passione nella crescita dell’umanità propria e altrui.
L’arte di stare “nel mondo” senza appartenergli, ma con la purezza attraente del Vangelo.
Qôl/call
“O Padre, che affidi alle nostre mani le meraviglie della creazione e i doni della grazia, rendici servi operosi e vigilanti, perché facciamo fruttare i nostri talenti per entrare con Cristo nella gioia del tuo regno”. Amen.
sr. Letizia
molesti.l@apostoline.it