Commento alla prima Lettura della XIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B) a cura di M.Francesca e Letizia ap
Dal primo libro dei Re (1Re 19,4-8)
In quei giorni, Elìa s’inoltrò nel deserto una giornata di cammino e andò a sedersi sotto una ginestra. Desideroso di morire, disse: «Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri». Si coricò e si addormentò sotto la ginestra.
Ma ecco che un angelo lo toccò e gli disse: «Àlzati, mangia!». Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia, cotta su pietre roventi, e un orcio d’acqua. Mangiò e bevve, quindi di nuovo si coricò.
Tornò per la seconda volta l’angelo del Signore, lo toccò e gli disse: «Àlzati, mangia, perché è troppo lungo per te il cammino». Si alzò, mangiò e bevve.
Con la forza di quel cibo camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb.
Quello che ha fatto fermare il grande e coraggioso profeta Elia è uno scoraggiamento rispetto alla missione che deve vivere come profeta e il silenzio di Dio che sembra diventato muto come il dio dei profeti di Baal che Elia ha appena sconfitto nei capitoli precedenti. A volte capita di vedere intorno a sé solo un deserto, di voci, di persone, di sentirsi soli insomma o di ricercare un deserto, cioè di scegliere una solitudine in cui rinchiudersi con la propria delusione.
Se a deluderci è Dio, dal quale ci sentiamo abbandonati, allora la nostra reazione può essere molto simile a quella di Elia che si ferma, deciso a mollare tutto. Perché tutti possono fare silenzio, ma Dio no, non può lasciarci soli! È proprio nel deserto dello scoraggiamento però che a volte, in modo inaspettato, arriva Dio con la sua novità. Non solo l’angelo dice a Elia di mangiare (per ben due volte) ma poi gli propone una strada, un cammino, in senso figurato (altro significato che il termine strada può avere in ebraico) un progetto. Dio apre una strada nel deserto nel senso che dona forze nuove, la possibilità di tirarsi su, di ricominciare. Dio ci vuole “in piedi” per camminare di nuovo insieme a lui! Elia ci sta, perché forse non aspettava altro che essere cercato, come quando si fa silenzio con un amico ma in fondo si spera di essere richiamati. Forse uno degli insegnamenti di questo brano è proprio questo, non importa se lo scoraggiamento ci ferma, l’importante è custodire nel cuore il desiderio di farci cercare ancora da chi ci ha deluso e lasciare una porta aperta.
Qôl/call
Gesù è il “pane della vita” (cfr. Gv 6,41-51), della nostra vita. Chiediamogli di nutrire il nostro desiderio di Dio e di donarci la forza per intraprendere, con coraggio, sempre nuovi cammini.
sr. M. Francesca
frasca.mfrancesca@apostoline.it