Commento alla prima Lettura della XXI Domenica del T.O. (ANNO A),
a cura di M.Francesca e Letizia ap
Dal libro del profeta Isaìa (22,19-23)
Così dice il Signore a Sebna, maggiordomo del palazzo:
«Ti toglierò la carica,
ti rovescerò dal tuo posto.
In quel giorno avverrà
che io chiamerò il mio servo Eliakìm, figlio di Chelkìa;
lo rivestirò con la tua tunica,
lo cingerò della tua cintura
e metterò il tuo potere nelle sue mani.
Sarà un padre per gli abitanti di Gerusalemme
e per il casato di Giuda.
Gli porrò sulla spalla la chiave della casa di Davide:
se egli apre, nessuno chiuderà;
se egli chiude, nessuno potrà aprire.
Lo conficcherò come un piolo in luogo solido
e sarà un trono di gloria per la casa di suo padre».
A chi affideresti le chiavi di casa? Nella domanda c’è già un’indicazione della risposta: a qualcuno di cui ti fidi, che conosci e ha ricevuto da te il permesso di entrare, di andare e venire proprio nel luogo dell’intimità per eccellenza, la casa.
La Scrittura ci regala poche righe su un uomo di nome Sebna, che passa alla storia per essere un modesto funzionario che si crede di essere chissà chi e per questo – come descritto dal v. 15 del capitolo 22 di Isaia, nei versetti precedenti al testo che la Liturgia ci propone – si fa scavare un sepolcro in alto, tra i grandi, per essere ricordato anche lui come uno dei potenti. “Chi sei tu, dice il Signore a Sebna, per scavarti qui un sepolcro? Per arrogarti questo diritto?”.
Questa figura mediocre, che lascia il tempo che trova, diventa allora il pretesto per mettere in risalto un altro personaggio, Eliakìm (cioè uno della famiglia di Davide), che riceve l’elogio dell’uomo di fiducia: diventa colui che ha la potestà di fissare gli appuntamenti sull’agenda del re, che ha, cioè, la chiave per far entrare e uscire le questioni e le persone dal suo cospetto. Un uomo di grande fiducia, che però verrà meno, anche lui, al suo incarico (cf Is 22,24-25).
La tradizione ebraica dice che “quattro chiavi sono tenute nella mano del Signore di tutto il mondo…; la chiave della pioggia, la chiave del foraggio, la chiave del sepolcro, la chiave della sterilità” (TgN a Gen 30,22). Queste chiavi, che hanno tutte a che fare con la vita e il suo contrario, Dio non le affida a nessuno, se non al Figlio. Il Vangelo è infatti la buona notizia che quest’uomo di fiducia c’è e non viene meno, è lui che ha le chiavi della riuscita dell’esistenza umana e della storia.
Gesù queste chiavi le condivide con Pietro (Mt 16,13-20). Il “potere delle chiavi” dato all’apostolo, segno di autorità e primato all’interno della Chiesa, è in radice l’espressione di una grande fiducia e la chiamata da parte di Dio all’intimità con Lui.
Le chiavi di possono perdere, ed eccoci lì a frugare nelle tasche delle borse o dei vestiti per cercare di ritrovarle. La Chiesa è casa, la tua casa… cosa ti può aiutare a farti ritrovare le chiavi di casa?
Qôl/call
Signore Gesù, donaci la grazia di diventare persone affidabili, che fanno con serietà il loro dovere, nello studio, nel lavoro, nelle piccole cose quotidiane…, per ritrovare le chiavi della propria e altrui felicità.
sr. Letizia
molesti.l@apostoline.it