20 Ottobre 2023
- Spazio Bibbia, Bereshit

Commento alla prima Lettura della XXIX Domenica del T.O. (ANNO A),
a cura di M.Francesca e Letizia ap

Dal libro del profeta Isaìa (45,1.4-6)

Dice il Signore del suo eletto, di Ciro:
«Io l’ho preso per la destra,
per abbattere davanti a lui le nazioni,
per sciogliere le cinture ai fianchi dei re,
per aprire davanti a lui i battenti delle porte
e nessun portone rimarrà chiuso.
Per amore di Giacobbe, mio servo,
e d’Israele, mio eletto,
io ti ho chiamato per nome,
ti ho dato un titolo, sebbene tu non mi conosca.
Io sono il Signore e non c’è alcun altro,
fuori di me non c’è dio;
ti renderò pronto all’azione, anche se tu non mi conosci,
perché sappiano dall’oriente e dall’occidente
che non c’è nulla fuori di me.
Io sono il Signore, non ce n’è altri».

Nel 538 a.C. inizia il periodo di dominazione persiana, è come un nuovo inizio per il popolo di Dio. Diventa possibile, infatti, il primo rientro degli esuli ebrei dalla Babilonia a Gerusalemme. L’atmosfera di quel periodo è descritta nei capitoli 40-48 di Isaia, insieme ai sentimenti e al subbuglio presente nel cuore di tutti! Un misto di consolazione, apertura alla speranza, una nuova possibilità di fiducia, gioia…, quasi non sembra vero che stia accadendo tutto ciò! Qualcuno, infatti, non ci crederà e non partirà; ma altri sì, compreso forse, proprio il Profeta (che viene designato col nome di Deuteroisaia).
In questa fase della storia, una determinante figura di mediazione sarà Ciro il Grande (559-530), il re che con il suo editto consentirà agli abitanti di Gerusalemme che dimoravano nella Babilonia di rientrarvi per  ricostruire il tempio.
L’ascesa di questo nuovo potere dà slancio e coraggio, e il testo della Liturgia di questa domenica è assolutamente esplicito: Ciro è addirittura chiamato letteralmente “il messia del Signore”, “suo eletto”. Ed è uno che “non lo conosce”, che non sa chi è il Dio di Israele.
Eppure i poteri umani non sono mai un assoluto, nel bene e nel male; quindi lo sguardo del profeta come quello di Gesù nel Vangelo («Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio», Mt 22,15-21), deve riportare sempre il credente alle sue radici:

“Tu sei popolo di Dio, scelto e amato (Is 45,4)!
Tu sei immagine, icona di Dio (Gen 1,27)
che nessun potere umano, transitorio, può compromettere”.

Ripeterci questa verità che la Parola consegna, ci libera, ci mette in piedi e ci permette di stare nel mondo senza appartenere alla sua logica, vivendo da figli di Dio, tutti sorelle e fratelli.


Qôl/call

In tempi come i nostri è facile sentirsi chiusi dentro dinamiche di potere interiori, sociali, globali…, che non ci danno via d’uscita. Allora, andiamo oltre alle apparenze, lasciamoci portare dalla parola di Dio alla verità delle cose. Spostiamoci su un altro orizzonte dal quale contemplare che è Dio, e nessun altro!, che conduce la Storia. Egli è parte attiva della nostra riuscita umana. È Lui il Signore di ogni nuova possibilità, il Dio fedele all’alleanza con noi, il Dio della pace e di un futuro pieno di speranza.

sr. Letizia 
molesti.l@apostoline.it