Commento alla prima Lettura della V DOMENICA Di QUARESIMA (ANNO C) a cura di M.Francesca e Letizia ap
Dal libro del profeta Isaia (Is 43,16-21)
Così dice il Signore,
che aprì una strada nel mare
e un sentiero in mezzo ad acque possenti,
che fece uscire carri e cavalli,
esercito ed eroi a un tempo;
essi giacciono morti, mai più si rialzeranno,
si spensero come un lucignolo, sono estinti:
«Non ricordate più le cose passate,
non pensate più alle cose antiche!
Ecco, io faccio una cosa nuova:
proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?
Aprirò anche nel deserto una strada,
immetterò fiumi nella steppa.
Mi glorificheranno le bestie selvatiche,
sciacalli e struzzi,
perché avrò fornito acqua al deserto,
fiumi alla steppa,
per dissetare il mio popolo, il mio eletto.
Il popolo che io ho plasmato per me
celebrerà le mie lodi».
Chi è il Signore per Israele se non colui che «ha aperto una strada nel mare»? Ed è proprio così: l’evento della liberazione dall’Egitto ha racchiuso fino a questo momento l’identità del Dio dei padri. Il profeta Isaia lo sa e presenta Dio così, prima di lasciargli la parola (vv. 16-17).
Il Signore del mare e di tutto ciò che esiste però, oggi, ha qualcosa di più urgente da dire a Israele e a noi: “Dimenticate il passato perché io sono colui che faccio una cosa nuova e sempre la farò”. Infatti il verbo “fare”, al participio nella lingua originale, non definisce il tempo dell’azione, indicandola come un’azione caratteristica del Signore che è colui che fa sempre cose nuove!
Particolare questo invito a dimenticare, rivolto da un Dio che si radica nella storia di ciascuno, che continuamente nella Bibbia si ricorda e invita l’uomo a ricordare.
Qual è il punto allora? Che il passato non va usato come alibi per non vivere più il presente e non aspettare il futuro. Israele, come noi, sperimenta la tentazione di rifugiarsi nei suoi ricordi e chiudersi in qualcosa che gli ha dato sicurezza, senza aprirsi al nuovo. Il rischio è quello di non veder spuntare i germogli di bene che continuamente il Signore fa germogliare. Infatti, se prima aveva aperto una strada nel mare, ora apre una strada fertile nel deserto: innanzitutto nel deserto di ciascuno, fatto di solitudine (come tutti i deserti) e di mancanza di frutti. Chiunque abbia occhi nuovi per riconoscere e curare i germi di novità che spuntano nella sua quotidianità è lode per il Signore.
Il testo bellissimo di Isaia si conclude infatti così: «…il popolo che ho plasmato per me per raccontare la mia lode» (il verbo del v.21 può avere, nel testo originale, questa sfumatura finale). Siamo stati creati sin dall’inizio, cioè, per accorgerci della continua novità che il Signore è, solo così potremmo raccontare al mondo la sua lode.
Qôl/call
Anche se siamo a terra, Signore, Tu ci guardi, come un giorno hai guardato la donna adultera, perché in quello sguardo possiamo essere nuovi e possiamo guardare a te e non al nostro peccato. Continua a guardarci, Signore, ogni volta che non riusciamo a trovare una strada nel nostro deserto, perché in Te e solo in Te troviamo la forza e la gioia per vivere una vita liberata dal male.
sr. M. Francesca
frasca.mfrancesca@apostoline.it
