Commento alla Prima Lettura della IV DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO C) a cura di M.Francesca e Letizia ap
Dal primo libro di Samuele (16,1b.4.6-7.10-13)
In quei giorni, il Signore disse a Samuèle: «Riempi d’olio il tuo corno e parti. Ti mando da Iesse il Betlemmita, perché mi sono scelto tra i suoi figli un re». Samuèle fece quello che il Signore gli aveva comandato.
Quando fu entrato, egli vide Eliàb e disse: «Certo, davanti al Signore sta il suo consacrato!». Il Signore replicò a Samuèle: «Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l’ho scartato, perché non conta quel che vede l’uomo: infatti l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore».
Iesse fece passare davanti a Samuèle i suoi sette figli e Samuèle ripeté a Iesse: «Il Signore non ha scelto nessuno di questi». Samuèle chiese a Iesse: «Sono qui tutti i giovani?». Rispose Iesse: «Rimane ancora il più piccolo, che ora sta a pascolare il gregge». Samuèle disse a Iesse: «Manda a prenderlo, perché non ci metteremo a tavola prima che egli sia venuto qui». Lo mandò a chiamare e lo fece venire. Era fulvo, con begli occhi e bello di aspetto. Disse il Signore: «Àlzati e ungilo: è lui!». Samuèle prese il corno dell’olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore irruppe su Davide da quel giorno in poi.
Quando Samuele arriva da Iesse in qualità di profeta per ungere il re “consacrato” da Dio sfilano davanti a lui i sette figli del Betlemmita. Da Eliàb in giù Iesse non sa più come barcamenarsi di fronte alla richiesta di Samuele. Sta a Samuele ricordargli, con la sua domanda, che i figli non sono finiti!
La chiamata di Davide come futuro re di Israele è un paradigma di ogni vocazione nell’illustrare come si articoli la scelta di Dio rispetto ai suoi “collaboratori”.
Quel «rimane ancora il più piccolo che sta a pascolare il gregge» la dice lunga su come funzionano i criteri umani. Davide è il più piccolo e sta anche da un’altra parte rispetto a dove dovrebbe. Come può il Signore chiamare qualcuno che non conta, rispetto agli altri, e che non sta al posto giusto? Dovrà aver pensato questo Iesse per dimenticarsi del figlio minore, o meglio, per pensare che su di Lui il Signore non potesse avere un progetto grande.
Il racconto della scelta di Davide come futuro re di Israele dovrebbe essere consolante per ciascuno di noi. Il Signore, Dio di Israele, sceglie sempre i più piccoli: Abele, Giacobbe, Giuseppe… (cf. Libro della Genesi), quelli su cui nessun altro avrebbe puntato.
Quel «rimane ancora il più piccolo» possiamo essercelo sentito dire in tante situazioni in cui nessuno avrebbe puntato su noi. Tutti possono essersi dimenticati di noi qualche volta e tanti possono aver dubitato del fatto che noi potessimo fare “cose grandi” insieme a Dio. Tutti tranne Dio che vede il cuore.
Qôl/call
«Siamo ciechi anche noi?». Domanda incalzante del Vangelo della liturgia di oggi. Siamo ciechi anche noi, Signore, perché incapaci di riconoscere che tu hai progetti grandi su di noi e sui nostri fratelli? Ricordiamo i prodigi del Signore che in questo tempo “abbiamo visto”.
sr. M. Francesca
frasca.mfrancesca@apostoline.it