Commento alla prima Lettura della IV Domenica di Quaresima (ANNO B)
a cura di M.Francesca e Letizia ap
Dal secondo libro delle Cronache (2Cr 36,14-16.19-23)
In quei giorni, tutti i capi di Giuda, i sacerdoti e il popolo moltiplicarono le loro infedeltà, imitando in tutto gli abomini degli altri popoli, e contaminarono il tempio, che il Signore si era consacrato a Gerusalemme.
Il Signore, Dio dei loro padri, mandò premurosamente e incessantemente i suoi messaggeri ad ammonirli, perché aveva compassione del suo popolo e della sua dimora. Ma essi si beffarono dei messaggeri di Dio, disprezzarono le sue parole e schernirono i suoi profeti al punto che l’ira del Signore contro il suo popolo raggiunse il culmine, senza più rimedio. Quindi [i suoi nemici] incendiarono il tempio del Signore, demolirono le mura di Gerusalemme e diedero alle fiamme tutti i suoi palazzi e distrussero tutti i suoi oggetti preziosi.
Il re [dei Caldèi] deportò a Babilonia gli scampati alla spada, che divennero schiavi suoi e dei suoi figli fino all’avvento del regno persiano, attuandosi così la parola del Signore per bocca di Geremìa: «Finché la terra non abbia scontato i suoi sabati, essa riposerà per tutto il tempo della desolazione fino al compiersi di settanta anni».
Nell’anno primo di Ciro, re di Persia, perché si adempisse la parola del Signore pronunciata per bocca di Geremìa, il Signore suscitò lo spirito di Ciro, re di Persia, che fece proclamare per tutto il suo regno, anche per iscritto: «Così dice Ciro, re di Persia: “Il Signore, Dio del cielo, mi ha concesso tutti i regni della terra. Egli mi ha incaricato di costruirgli un tempio a Gerusalemme, che è in Giuda. Chiunque di voi appartiene al suo popolo, il Signore, suo Dio, sia con lui e salga!”» .
«Chiunque di voi appartiene al suo popolo, il Signore, suo Dio, sia con lui e salga!». Così si conclude la Bibbia ebraica, con la speranza del ritorno nella terra della promessa per ricostruire la propria identità in un periodo di profondi cambiamenti. Israele viene dalla pagina più buia della sua storia, l’esilio in Babilonia come conseguenza naturale dell’infedeltà di tante scelte sbagliate.
“Salire” significa sperimentare la salvezza che Dio dona sempre al suo popolo, servendosi in questo caso di un re straniero come Ciro.
“Salire” per tornare a casa e gioire della liberazione avvenuta. Un percorso di elevazione dove, come su un sentiero di montagna, è necessario mettere in conto la fatica e l’essenzialità di un bagaglio leggero. Si parte riconoscendo un senso di appartenenza a un popolo, anche se alcuni tratti di strada vanno affrontati da soli. Il cammino ha sempre in sottofondo il ricordo dell’Esodo, quell’evento di liberazione che Israele, come ciascuno di noi, non finirà mai di vivere in tappe sempre più consapevoli e approfondite.
La meta è ritrovarsi come popolo, uniti sotto lo sguardo d’amore dell’Unico. Il centro dell’attenzione dell’autore di Cronache, infatti, è il tempio di Gerusalemme, unico luogo dove il Signore ha posto la sua dimora e che va per questo ricostruito, e cuore del culto che dà senso al tempo vissuto in relazione con Dio. A “salire”, infatti, è anche il fumo dell’offerta che brucia sull’altare dei sacrifici nel tempio.
Riprendiamo il cammino, saliamo per respirare aria più pulita; la vita può averci fiaccato, i fratelli e compagni di viaggio possono averci delusi, noi stessi a volte rimaniamo distratti e fermi sul ciglio della strada dimenticandoci chi siamo e dove stiamo andando… Ma riprendiamo il cammino con una vita che “sale a Dio” come vero culto spirituale a Lui gradito (Cf Rm 12,1-2).
Qôl/call
Sali, cambia prospettiva: scoprirai cose mai viste, mai comprese, come l’amore con cui Dio ti ha tanto amato e tanto ama il mondo (Cf Gv 3,16).
Una verità talmente grande da far tremare i polsi e il cuore… Puoi gioire perché sei stato salvato e anche oggi, in qualunque situazione ti trovi, Dio non si dimentica mai di te.
sr. Letizia
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