Commento alla prima Lettura della XVII Domencia del Tempo Ordinario (ANNO A) a cura di M.Francesca e Letizia ap
Dal primo libro dei Re (3,5-12)
A Gàbaon il Signore apparve a Salomone in sogno durante la notte.
Dio disse: «Chiedimi ciò che vuoi che io ti conceda».
Salomone disse: «Tu hai trattato il tuo servo Davide, mio padre, con grande amore, perché egli aveva camminato davanti a te con fedeltà, con giustizia e con cuore retto verso di te. Tu gli hai conservato questo grande amore e gli hai dato un figlio che siede sul suo trono, come avviene oggi. Ora, Signore, mio Dio, tu hai fatto regnare il tuo servo al posto di Davide, mio padre. Ebbene io sono solo un ragazzo; non so come regolarmi. Il tuo servo è in mezzo al tuo popolo che hai scelto, popolo numeroso che per quantità non si può calcolare né contare.
Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male; infatti chi può governare questo tuo popolo così numeroso?».
Piacque agli occhi del Signore che Salomone avesse domandato questa cosa. Dio gli disse:
«Poiché hai domandato questa cosa
e non hai domandato per te molti giorni,
né hai domandato per te ricchezza,
né hai domandato la vita dei tuoi nemici,
ma hai domandato per te il discernimento nel giudicare,
ecco, faccio secondo le tue parole.
Ti concedo un cuore saggio e intelligente:
uno come te non ci fu prima di te né sorgerà dopo di te.
La liturgia di questa domenica estiva ci porta nell’atmosfera dei sogni, fatti di chiamate e risposte. Il giovane re Salomone, alla richiesta di Dio che lo raggiunge in una notte di sonno abitato da dubbi e pensieri per il suo incarico, dice con sincerità a Dio: “…non so come regolarmi” (v. 7). L’ebraico del testo usa l’espressione “non so uscire e entrare”, ad indicare con questi due verbi tutte le azioni e situazioni della vita che provocano un movimento del cuore, chiedono un discernimento e spingono a una decisione. Continuamente.
È faticoso distinguere e dare un nome a quello che entra nell’intimo, ritrovare la propria via e il proprio modo di esternare ciò che sentiamo dentro agli imprevedibili, e a volte folli, accadimenti. Ci vuole molto ascolto di sé, della realtà e della voce di Dio distinta dalla voce della mondanità che sempre ci parla.
Imparare a discernere ciò che viviamo è il segreto di una vita adulta, cioè responsabile di sé e degli altri. La maturità non risiede in una vita tranquilla, ma in un continuo dinamismo che nasce dal lasciare che la realtà ci interpelli, a volte ci ferisca con le sue questioni e i suoi problemi, le sue mancanze d’amore e di giustizia, e scomodi la nostra vita.
Salomone sa chiedere, e ottiene il dono del discernimento: la perla preziosa trovata in una notte illuminata da Dio, dono di cui c’è bisogno urgente per riconoscere le vie della libertà piena, dice Papa Francesco (Gaudete et Exsultate 166-175).
Qôl/call
“Il Signore ti custodirà quando esci e quando entri, da ora e per sempre” Sal 121 (120), 8. Dio è fedele momento per momento a questa grande promessa di vicinanza, come lo è stato per Davide prima e per Salomone poi. La sua presenza è il tesoro nascosto del Regno nella nostra fragile esistenza (Mt 13,44).
sr. Letizia
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