16 Dicembre 2022
- Bereshit, Spazio Bibbia

Commento alla prima Lettura della IV DOMENICA DI AVVENTO ANNO A,
a cura di M.Francesca e Letizia ap

Dal libro del profeta Isaìa (7,10-14)

In quei giorni, il Signore parlò ad Acaz: «Chiedi per te un segno dal Signore, tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure dall’alto».
Ma Àcaz rispose: «Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore».
Allora Isaìa disse: «Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta stancare gli uomini, perché ora vogliate stancare anche il mio Dio? Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele».

Un tempo storico complicato quello in cui si trova Acaz, re di Giuda. Egli deve fronteggiare una situazione di imminente conflitto (si tratta della minaccia siro-efraimita nella primavera del 734 a.C.) nella quale sono molte le forze in gioco e non è proprio possibile fare previsioni rosee né pensare di trovare soluzioni definitive in tempi brevi. Ancora una sorprendente attualità della Parola di Dio che ci raggiunge in questa ultima tappa di Avvento.
Il segno – Il re Acaz ha già deciso nel suo cuore quello che vuole fare. Guidato dalla paura e dagli interessi di parte, ha impostato la sua strategia di difesa senza ascoltare la possibilità di un “altrimenti”. Non ha bisogno del segno di vicinanza di Dio, cioè di quel modo possibile di stare nelle situazioni complicate della vita in maniera conforme alla propria identità di figli del Padre celeste. Spesso, nel tempo della prova, istintivamente siamo portati a concentrarci su noi stessi, a calcolare le risorse e cosa ci conviene di più, a vedere di salvare il salvabile pensando in definitiva di dovercela cavare da soli e che è tutto affidato alle nostre sole forze.
Invece, è proprio in questi momenti che abbiamo bisogno della luce, di una Parola non nostra che ci indichi la via d’uscita. Cosa è possibile fare in questi casi? Fermarsi e darsi il tempo di tornare a credere che questa Parola ci sia e sia per me, oggi, e che Dio la pronunci con grande attenzione alla mia vita. Forse è proprio questa la risposta nuova e più sovversiva che possiamo dare alla paura. Il contrario della paura è la fiducia, e la fiducia per la Bibbia altro non è che l’esperienza di una stabilità interiore che viene dall’aver creduto: “Se non crederete, non resterete saldi” (Is 7,9b).
Colpisce come proprio il Signore parli direttamente al re Acaz, senza la mediazione del profeta, per indicargli la possibilità di chiedere il segno tanto atteso: “In quei giorni, il Signore parlò ad Acaz” (v. 10). E il segno, ugualmente donato anche senza la fede del re!, è quello della vita espresso nella gravidanza della donna. La vita, che germoglia proprio dentro alla situazione senza speranza nella quale il popolo si trova, viene ad assicurare futuro e salvezza, vicinanza di Dio, fedeltà alle promesse.
Una parola potente questa di Isaia, capace di andare oltre l’immediato problema che si sta affrontando, e di accompagnare la speranza che attraversa i secoli per trovare compimento nella nascita di Gesù dal grembo vergine di una donna: Maria (Mt 1,18-24).


Qôl/call

Signore Gesù, Emmanuele, Dio con noi, in questo Avvento rendimi attento alla Parola pronunciata per me, nelle mie situazioni senza uscita. Non permettere che il mio cuore sia dominato dalla paura, aprilo invece alla fede in te! 

sr. Letizia 
molesti.l@apostoline.it