3 Dicembre 2021
- Spazio Bibbia, Bereshit

Commento alla prima Lettura della II Domenica di Avvento,
a cura di M.Francesca e Letizia ap

Dal libro del profeta Baruc (5,1-9)

Deponi, o Gerusalemme, la veste del lutto e dell’afflizione,
rivèstiti dello splendore della gloria che ti viene da Dio per sempre.
Avvolgiti nel manto della giustizia di Dio,
metti sul tuo capo il diadema di gloria dell’Eterno,
perché Dio mostrerà il tuo splendore a ogni creatura sotto il cielo.
Sarai chiamata da Dio per sempre:
«Pace di giustizia» e «Gloria di pietà».
Sorgi, o Gerusalemme, sta’ in piedi sull’altura
e guarda verso oriente; vedi i tuoi figli riuniti,
dal tramonto del sole fino al suo sorgere,
alla parola del Santo, esultanti per il ricordo di Dio.
Si sono allontanati da te a piedi, incalzati dai nemici;
ora Dio te li riconduce in trionfo come sopra un trono regale.
Poiché Dio ha deciso di spianare
ogni alta montagna e le rupi perenni,
di colmare le valli livellando il terreno,
perché Israele proceda sicuro sotto la gloria di Dio.
Anche le selve e ogni albero odoroso
hanno fatto ombra a Israele per comando di Dio.
Perché Dio ricondurrà Israele con gioia alla luce della sua gloria,
con la misericordia e la giustizia che vengono da lui.

Una madre che vede tornare il proprio figlio perduto: così appare Gerusalemme agli occhi del profeta Baruc. Le lacrime di lutto diventano lacrime di gioia che illuminano il volto insieme alle prime luci dell’alba.
Baruc, discepolo del profeta Geremia, raccoglie l’eredità del suo maestro, quella di tenere desta la memoria di Dio in coloro che si trovano in esilio. Fino al momento tanto atteso: l’annuncio che è possibile, per chi vuole, ritornare in patria, perché è finita l’esperienza amara della deportazione. Quanto il profeta ha desiderato questo momento, quanto ha atteso di rivolgere al popolo queste parole!
Baciata dal sole del nuovo giorno, Gerusalemme, città posta sul monte, si dovrà inondare di luce e di splendore ritornando visibile a chi, lontano, ha smesso di desiderare il ritorno. L’Avvento è tempo per ascoltare questo annuncio di speranza e farlo nostro, per non smettere di desiderare di tornare, e metterci effettivamente in un cammino nuovo.
Come? È Dio che prepara la strada, con quell’intervento “urbanistico” strutturale necessario per ritrovare stabilità: spiana, livella, colma… La certezza solida del suo amore si fa largo nel disorientamento, rimette a posto le cose importanti che, forse, ci eravamo persi. Dio non si stanca mai di “creare cammino”, di aprire uno spiraglio dove non sembrava possibile, una nuova disponibilità di accoglienza della quotidianità e delle obbedienze della vita, un ritorno dopo un lungo tempo di distanza e di incomprensione, un dialogo tra fratelli o amici che ricomincia… E così che opera la “gloria di Dio”, illumina il percorso, ci restituisce alla gioia, al sorriso, alla sicurezza e fa scorrere la vita.


Qôl/call

Sorgi, mettiti in piedi interiormente, fai un passo in più, ci esorta la Parola di questa domenica (Cf Lc 3,1-6). Fai la tua parte, Dio sta già facendo il resto.

sr. Letizia 
molesti.l@apostoline.it