Commento alla prima Lettura della XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C,
a cura di M.Francesca e Letizia ap
Dal libro del profeta Isaìa (66,10-14)
Rallegratevi con Gerusalemme,
esultate per essa tutti voi che l’amate.
Sfavillate con essa di gioia
tutti voi che per essa eravate in lutto.
Così sarete allattati e vi sazierete
al seno delle sue consolazioni;
succhierete e vi delizierete
al petto della sua gloria.
Perché così dice il Signore:
«Ecco, io farò scorrere verso di essa,
come un fiume, la pace;
come un torrente in piena, la gloria delle genti.
Voi sarete allattati e portati in braccio,
e sulle ginocchia sarete accarezzati.
Come una madre consola un figlio,
così io vi consolerò;
a Gerusalemme sarete consolati.
Voi [lo] vedrete e gioirà il vostro cuore,
le vostre ossa saranno rigogliose come l’erba.
La mano del Signore si farà conoscere ai suoi servi».
I Padri della Chiesa lo chiamano “Libro della consolazione di Israele”. Identificano così la seconda parte del Libro di Isaia (cc. 40-66) dominata dall’annuncio fattivo della consolazione di Dio per il suo popolo.
Come dopo un esame andato male, un fallimento lavorativo o una grande delusione d’amore, così il Signore si fa vicino concretamente al suo popolo che vive l’amarezza, la stanchezza, l’abbandono. È il tempo della consolazione, di accendere il desiderio, la nostalgia di casa, attraverso il dono della Parola.
Ma quello che stupisce nel brano è che non è Dio che consola o, almeno, non è lui il soggetto in prima battuta.
Dio mette di nuovo Gerusalemme (distrutta e lontana, ormai solo un ricordo) in condizioni di tornare a consolare. In ebraico “consolare” è il verbo nḥm, in una forma verbale che comprende tutte le azioni per concretizzare questa consolazione: prendere in braccio, accarezzare, sostenere, nutrire. Tutte concentrate nell’immagine tenera di una madre premurosa che accudisce il figlio piccolo. Si ritorna, così, all’esperienza che ci ha generati alla fede, in quella Gerusalemme che è la comunità di origine dove abbiamo cominciato a pronunciare le prime risposte alla Parola di Dio.
In questa immagine comunitaria, potremmo dire “ecclesiale”, è Dio che si nasconde e rivela: “Io vi consolerò” (v. 13). È un Dio madre e Padre, che consola l’uomo smarrito. Condizione per riconoscere la consolazione di Dio è quella di “tremare alla sua Parola”, dice Isaia qualche versetto prima (Cf Is 66,2.5). Non significa avere paura di Dio e del suo giudizio; ma che la consolazione invade il cuore di chi si dimostra attento, perseverante, desideroso di riconoscere la chiamata di Dio nella propria vita e rispondergli di conseguenza.
Qôl/call
A due a due a portare la pace, con gesti e parole, presenza e attenzione. A noi si affida il Signore per raggiungere ogni persona, famiglia, situazione di vita (Cf Lc 10,1-12.17-20). La consolazione arriva dalla capacità, che viene da Lui, di smascherare il male che abita ogni realtà rimanendo limpidi e senza lasciarsi spaventare. Provare per credere.
sr. Letizia
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