4 Agosto 2023
- Spazio Bibbia, Bereshit

Commento alla Prima Lettura della Trasfigurazione del Signore (ANNO A) a cura di M.Francesca e Letizia ap

Io continuavo a guardare,
quand’ecco furono collocati troni
e un vegliardo si assise.
La sua veste era candida come la neve
e i capelli del suo capo erano candidi come la lana;
il suo trono era come vampe di fuoco
con le ruote come fuoco ardente.
Un fiume di fuoco scorreva
e usciva dinanzi a lui,
mille migliaia lo servivano
e diecimila miriadi lo assistevano.
La corte sedette e i libri furono aperti.
Guardando ancora nelle visioni notturne,
ecco venire con le nubi del cielo
uno simile a un figlio d’uomo;
giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui.
Gli furono dati potere, gloria e regno;
tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano:
il suo potere è un potere eterno,
che non finirà mai,
e il suo regno non sarà mai distrutto.


Il linguaggio della prima Lettura dal Libro del profeta Daniele mantiene il clima di mistero e splendore del brano della Trasfigurazione. Daniele è un profeta e un veggente, a lui è concesso avere delle visioni che «gli levano il respiro in corpo» (Dan 7,15). In questa seconda visione, la prima è narrata nei versetti precedenti, due figure sono protagoniste: l’Antico di giorni (alla lettera per “Vegliardo”) e un Figlio d’uomo, o meglio, «come un Figlio d’uomo», perché le parole non possono definire precisamente ciò che si intuisce.
In questo contesto di gloria; di candore (come la neve e come la lana) e fuoco; di splendore e nubi vengono aperti i libri. Il libro era un registro che aveva in mano il re per giudicare: su di esso scriveva quello che succedeva nel regno, appuntava nomi e situazioni per poi decidere di depennare un’iniquità o procedere alla pena. L’Antico di giorni sembra avere questo potere da solo ma poi gli viene presentato il Figlio dell’uomo a cui viene conferito un potere che non sarà mai distrutto.

Il pregio di questa Parola che la liturgia ci offre è, tra i tanti, quello di lasciarci accogliere, grazie alla visione di Daniele, in qualcosa di totalmente nuovo. Non possiamo non rileggere nella Figura del Figlio dell’uomo Gesù, che si definisce così in molti luoghi del Vangelo. Sappiamo, anche attraverso Daniele che il suo Regno non avrà fine e, in fondo, abbiamo bisogno di sapere che sarà così. Che saremo al cospetto dell’Antico dei giorni, che vedremo arrivare il Figlio dell’uomo in una nube, come Israele nel deserto, come Maria avvolta dalla nube nell’Annunciazione. Siamo fatti per questo, da sempre e per sempre… e se le parole non riescono a definirlo, la fede invece può aiutarci a crederlo e a sperarlo.


Qôl/call

Contempliamo il Signore nella Sua Gloria, fatta di immagini e di parole nuove. Mi faccio aiutare dalla Parola di Dio per cercare altri contesti di Gloria, sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento.

sr. M. Francesca 
frasca.mfrancesca@apostoline.it