Commento alla Prima Lettura della XII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) a cura di M.Francesca e Letizia ap
Dal libro del profeta Geremia (20,10-13)
Sentivo la calunnia di molti:
«Terrore all’intorno!
Denunciatelo! Sì, lo denunceremo».
Tutti i miei amici aspettavano la mia caduta:
«Forse si lascerà trarre in inganno,
così noi prevarremo su di lui,
ci prenderemo la nostra vendetta».
Ma il Signore è al mio fianco come un prode valoroso,
per questo i miei persecutori vacilleranno
e non potranno prevalere;
arrossiranno perché non avranno successo,
sarà una vergogna eterna e incancellabile.
Signore degli eserciti, che provi il giusto,
che vedi il cuore e la mente,
possa io vedere la tua vendetta su di loro,
poiché a te ho affidato la mia causa!
Cantate inni al Signore,
lodate il Signore,
perché ha liberato la vita del povero
dalle mani dei malfattori.
Un condensato sulla difficile missione del profeta, una finestra aperta sull’animo del giusto perseguitato, la fiducia sempre presente nel Signore… Geremia in questo brano autobiografico ci mostra tutto questo.
La storia di Geremia è intrecciata con la storia del suo popolo, come quella di ogni profeta e, in quanto uomo della storia, il giovane sacerdote non tace rispetto alle incongruenze che vede. Denuncia e compie gesti simbolici per volere di Dio, poco prima ha rotto una brocca per mostrare come anche Dio frantumerà il suo popolo (cfr. Ger 19,10-11) nel quale: manca la fiducia verso Dio e abbonda invece lo sfruttamento delle classi più povere; vi è un formalismo religioso che non corrisponde a una vera fede; ci si distacca dalla Legge di Dio. Di fronte a tutto questo Geremia parla e soffre il rifiuto persino degli amici. Coloro che lo tradiscono sono definiti alla lettera dal profeta: «gli uomini della mia pace», cioè gli amici più fidati e vicini che si allontanano dall’uomo di Dio perché è divenuto una persona scomoda da ascoltare. È calunniato e schernito: “Terrore all’intorno” è il soprannome che si sente rivolgere per via della sua denuncia. E se la prima parte di questo testo descrive la situazione in modo oggettivo, descrivendo l’allontanamento dei suoi che il profeta subisce, la seconda parte ci mostra l’uomo che, lasciato solo, si rivolge al suo Dio: «Signore degli eserciti, che provi il giusto…».
Non possiamo non rileggere nell’esperienza di Geremia una prefigurazione di quello che poi ha vissuto Gesù nel momento della sua solitudine più grande sotto la croce, ma anche di tanti uomini e donne che hanno lottato e sono morti per la giustizia. Uomini e donne della storia, uomini e donne di Dio.
Qôl/call
«Non abbiate paura degli uomini» (Mt 10,26) dice il Vangelo di oggi, Gesù, i profeti, tanti uomini e donne di tutti i tempi ci hanno mostrato come mettere in pratica questo versetto. La fiducia in Dio, anche nei momenti più difficili, è quanto ci suggeriscono la I Lettura e il Vangelo. Cerco nella Scrittura un passo che esprima la mia fiducia verso Dio.
sr. M. Francesca
frasca.mfrancesca@apostoline.it
