7 Gennaio 2022
- Spazio Bibbia, Bereshit

Commento alla prima Lettura della Festa del Battesimo del Signore (ANNO C) a cura di M.Francesca e Letizia ap

Dal libro del profeta Isaìa (Is 40,1-5.9-11)

«Consolate, consolate il mio popolo
– dice il vostro Dio –.
Parlate al cuore di Gerusalemme
e gridatele che la sua tribolazione è compiuta,
la sua colpa è scontata,
perché ha ricevuto dalla mano del Signore
il doppio per tutti i suoi peccati».
Una voce grida:
«Nel deserto preparate la via al Signore,
spianate nella steppa la strada per il nostro Dio.
Ogni valle sia innalzata,
ogni monte e ogni colle siano abbassati;
il terreno accidentato si trasformi in piano
e quello scosceso in vallata.
Allora si rivelerà la gloria del Signore
e tutti gli uomini insieme la vedranno,
perché la bocca del Signore ha parlato».
Sali su un alto monte,
tu che annunci liete notizie a Sion!
Alza la tua voce con forza,
tu che annunci liete notizie a Gerusalemme.
Alza la voce, non temere;
annuncia alle città di Giuda: «Ecco il vostro Dio!
Ecco, il Signore Dio viene con potenza,
il suo braccio esercita il dominio.
Ecco, egli ha con sé il premio
e la sua ricompensa lo precede.
Come un pastore egli fa pascolare il gregge
e con il suo braccio lo raduna;
porta gli agnellini sul petto
e conduce dolcemente le pecore madri».


Nell’alternarsi delle voci che si fanno sentire in questo poema del profeta Isaia appaiono delle parole capaci di lasciare un segno dentro di noi, parole di consolazione e benedizione: la tribolazione è compiuta, la colpa è scontata, riceverete il doppio (della consolazione) per ogni vostro peccato, liete notizie… Non sappiamo a chi siano rivolte, né di chi siano queste voci che gridano, ma tra le parole che ci regalano c’è un consiglio di cui possiamo fare tesoro in questo anno che inizia: «Parlate al cuore di Gerusalemme» (Is 40,2). Nella lingua ebraica il cuore è il centro delle decisioni, è la parte più importante della persona. È come dire: parlate lì, in quel luogo dove ognuno ritrova se stesso, dove ognuno è come è. Innanzitutto, in ognuno, questo luogo è da cercare o da aiutare a riscoprire. C’è chi si è dimenticato di cosa significhi mostrarsi per come si è, o chi nasconde la parte più autentica di sé in artificiosi atteggiamenti costruiti che nascondono la paura di sbagliare o di essere giudicati. E allora l’invito del profeta: «parlate al cuore» ci ricorda di non stancarci di cercare, in ognuno, e in noi, quel luogo profondo in cui nasce il bene. Solo parlando al cuore possono aprirsi vie di novità nelle relazioni anche più complicate.
Che sia così. Che sia la nostra stessa presenza capace di rasserenare e di portare la pace a tal punto da poter sussurrare nel cuore delle persone che ci sono accanto, come nel cuore di Gerusalemme, che la tribolazione è compiuta.


Qôl/call

Gesù capace di “parlare al cuore di ciascuno” perché sempre “stava in preghiera” (Lc 3,21) per ascoltare la voce del Padre, sia la relazione fondamentale di ogni nostro nuovo giorno perché possiamo, in Lui, trovare il coraggio di essere autentici con noi stessi e con gli altri.

sr. M. Francesca 
frasca.mfrancesca@apostoline.it