Commento alla Prima Lettura della II DOMENICA DI PASQUA (ANNO A) a cura di M.Francesca e Letizia ap
Dal libro degli Atti degli Apostoli (At 2,42-47)
[Quelli che erano stati battezzati] erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti, e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli.
Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno.
Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e, spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo.
Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati.
Il brano degli Atti di oggi ci restituisce una prima “fotografia” (ce ne saranno altre due At 4,32-35 e 5,12-16) della comunità riunita dopo la risurrezione di Gesù. È una Chiesa che nasce, si riunisce anche nelle case, dove il gesto della frazione del pane diviene il centro. Gli apostoli restituiscono le parole e gli insegnamenti ricevuti da Gesù per fare comunità, alla luce della Parola, di gesti di condivisione e di un senso di timore…
Come una nota stonata in una bella melodia potrebbe sembrare quest’ultimo elemento presente nella prima comunità. Cosa c’entra il timore con la letizia, con la semplicità di cuore…
Eppure il timor di Dio, secondo il profeta Isaia (cf. Is 11,2), è uno dei doni che porta con sé lo Spirito del Signore: un dono, quindi, che tutti coloro che erano riuniti per la Pentecoste hanno ricevuto.
Il timore è ciò che ricorda agli uomini e alle donne che hanno tracciato per primi la strada per noi, dopo Gesù, che è giusto avere stupore e un senso di solennità davanti ai prodigi operati in nome di Dio, ma anche un senso di paura per la grandezza della sfida di seguire il Signore ogni giorno della propria vita. Timore, in fondo, nella consapevolezza della propria umanità fatta a immagine di Dio, e pur sempre umanità.
La chiesa delle origini è una chiesa che ha saputo amare «fino alla fine» come Gesù, fino al dono della propria vita con la testimonianza del martirio. Che Luca usi la parola «fóbos», in un greco stavolta molto simile alla nostra lingua, restituisce la serietà del compito a cui i primi cristiani sono stati chiamati.
Qôl/call
Che lo Spirito doni anche a noi, Chiesa di oggi, questo timore nell’anima (alla lettera) di cui erano ricchi i primi cristiani, insieme alla Pace, dono del Risorto.
sr. M. Francesca
frasca.mfrancesca@apostoline.it