29 Settembre 2023
- Spazio Bibbia, Bereshit

Commento alla Prima Lettura della XXVI Domenica del Tempo Ordinario (ANNO A) a cura di M.Francesca e Letizia ap

Dal libro del profeta Ezechiele (18,25-28)

Così dice il Signore:
25«Voi dite: “Non è retto il modo di agire del Signore”. Ascolta dunque, casa d’Israele: Non è retta la mia condotta o piuttosto non è retta la vostra?
26Se il giusto si allontana dalla giustizia e commette il male e a causa di questo muore, egli muore appunto per il male che ha commesso.
27E se il malvagio si converte dalla sua malvagità che ha commesso e compie ciò che è retto e giusto, egli fa vivere sé stesso. 28Ha riflettuto, si è allontanato da tutte le colpe commesse: egli certo vivrà e non morirà».


Ezechiele è il profeta dell’esilio che vive il dramma della deportazione insieme al popolo di Israele per il quale e dal quale è stato scelto come profeta e come sacerdote. Quelle che è chiamato a dire sono sempre parole scomode come scomodo e pieno di contraddizioni è il tempo che egli stesso vive insieme alla sua gente. In ballo qui c’è la responsabilità di Dio e la responsabilità di ciascuno nel vivere le conseguenze delle proprie azioni. Infatti il punto è che gli uomini e le donne di Israele pensano di essere stati puniti per le colpe dei propri padri («I padri hanno mangiato uva acerba e i denti dei figli si sono allegati» Ez 18,2) e che quindi ingiustamente Dio applichi la sua giustizia di generazione in generazione, dai figli ai padri. Di fronte a queste accuse reagisce Dio stesso che prende la parola per definire meglio il suo concetto di giustizia. Ognuno, sia il giusto, che il malvagio, indipendentemente dalle colpe dei padri hanno possibilità di allontanarsi dalla giustizia uno e dal male l’altro. Per descrivere la posizione del malvagio ci sono due versetti (18,27-28) che, nella lingua originale sono molto musicali, pieni di giochi di parole e termini e verbi ripetuti, potrebbe suonare così: «Se si converte il malvagio dalla malvagità che ha fatto e fa ciò che è retto e giusto, fa vivere sé stesso (la propria anima). Ha visto, ha voltato le spalle a ogni trasgressione che ha fatto e certamente vivrà e non morirà». Il posto centrale viene dato a questo verbo «convertirsi» che è «voltarsi indietro», «cambiare passo» ma anche al verbo «fare». Il malvagio “fa” azioni a cui è meglio voltare le spalle. Il risultato è la possibilità di vivere una seconda volta e non morire a sé stessi. Questo a dimostrazione del fatto che possiamo arrivare tutti, al di là del punto di partenza, a Dio e alla sua Vita.


Qôl/call

Una grande lezione di misericordia e di giustizia nel Vangelo di oggi. «Giovanni camminava sulla via della giustizia» dice Gesù. Quale passo dell’Antico o del Nuovo Testamento mi fa pensare a quest’espressione?

sr. M. Francesca 
frasca.mfrancesca@apostoline.it