LA GRANDE INVENZIONE

il linguaggio come tecnologia dalle pitture rupestri al gpt-3

Il linguaggio ci interroga: così naturaleda essere considerato cosa spontanea, così peculiare della nostra specie. Le pagine che seguono, spiega l’A. nell’introduzione, vogliono essere un tentativo di comprensione di questo strumento umano. La prospettiva che proponiamo prende il via da alcune delle più interessanti osservazioni contemporanee offerte dalle neuroscienze e dalla linguistica; il linguaggio va capito come una forma peculiare di artefatto tecnologico.

La complessità del presente, l’essere in un contesto ipertecnologizzato, il fatto che il digitale stia cambiando il nostro rapporto con la parola, narrata o scritta, il fenomeno delle fake news e tutta la complessità della galassia digitale ci impongono di percorrere una via che si faccia carico del linguaggio e della tecnologia come peculiari fenomeni dell’umano.

Ecco allora il senso di questa ricerca. Cosa vuol dre che la nostra specie abbia sviluppato alcune forme di comunicazione precipua? La parola orale, cioè il linguaggio sintattico, la scrittura, la stampa e, infine, il dato digitale cosa ci rivelano di noi?
La tesi che anima questo percorso è che le tecnologie, a partire da una loro forma specifica, cioè la tecnologia della parola, ci hanno permesso di scrivere e riscrivere il nostro orizzonte. Ed è l’artefatto tecnologico il “luogo” antropologico per eccellenza, il topos che permette di comprendere come la nostra specie sia l’unica che ha potuto cambiare il suo habitat giungendo addirittura ad abitare fuori dal pianeta.

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