28 Luglio 2023
- Suore Apostoline

Commento alla prima Lettura della XVII Domenica del Tempo ordinario (ANNO A),
a cura di M.Francesca e Letizia ap

Dal primo libro dei Re (3,5.7-12)

In quei giorni a Gàbaon il Signore apparve a Salomone in sogno durante la notte. Dio disse:
«Chiedimi ciò che vuoi che io ti conceda». Salomone disse: «Signore, mio Dio, tu hai fatto regnare il tuo servo al posto di Davide, mio padre. Ebbene io sono solo un ragazzo; non so come regolarmi. Il tuo servo è in mezzo al tuo popolo che hai scelto, popolo numeroso che per la quantità non si può calcolare né contare. Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male; infatti chi può governare questo tuo popolo così numeroso?». Piacque agli occhi del Signore che Salomone avesse domandato questa cosa. Dio gli disse: «Poiché hai domandato questa cosa e non hai domandato per te molti giorni, né hai domandato per te ricchezza, né hai domandato la vita dei tuoi nemici, ma hai domandato per te il discernimento nel giudicare, ecco, faccio secondo le tue parole. Ti concedo un cuore saggio e intelligente: uno come te non ci fu prima di te né sorgerà dopo di te».

Salomone sa di essere giovane e inesperto rispetto al compito di guida del suo popolo. Avere coscienza di chi si è e di chi si è chiamati a essere, stare con i piedi per terra è condizione per realizzare il sogno della propria vita, quel sogno in cui anche Salomone si sente raggiunto da Dio nelle proprie domande e insicurezze.
Salomone chiede a Dio “un cuore che ascolta” (v. 9). Ad ascoltare si impara, e l’ascolto è arte biblica per eccellenza. 
Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore…” (Dt 6,4-6). Inizia così la preghiera che ogni pio israelita recita tre volte al giorno, lo Shemà
L’ascolto è questione di amore e l’amore è questione di conoscenza. Quando si ama qualcuno significa che ci fidiamo di lui, di lei, perché lo conosciamo. L’amore, poi, è concreto e si traduce in gesti, attenzioni, disponibilità, presenza. 
La Parola di Dio si ascolta, si ama e si mette in pratica, si fa carne nelle nostre opere, nelle scelte che viviamo. Come si ascolta? Con tutto il cuore, l’anima, la mente, le forze… con tutto se stessi, sentimenti, decisioni, progetti, aspirazioni e riflessioni. Tutta la persona è implicata e dedicata all’ascolto della Parola di Dio.
Un ascolto così produce come effetto il dono del discernimento, chiesto da Salomone per esercitare il suo ufficio di re di Israele. Il discernimento permette di riconoscere e scegliere il bene e il meglio, “il tesoro e la perla preziosa” (cf. Mt 13,44-52) che di volta in volta si offrono a noi nelle circostanze della vita.


Qôl/call

«Conoscere sé stessi non è difficile, ma è faticoso: implica un paziente lavoro di scavo interiore. Richiede la capacità di fermarsi, di “disattivare il pilota automatico”, per acquistare consapevolezza sul nostro modo di fare, sui sentimenti che ci abitano, sui pensieri ricorrenti che ci condizionano, e spesso a nostra insaputa. Il nostro cuore non è una strada dove passa di tutto e noi non sappiamo. Cosa è passato oggi? Cosa è successo? Cosa mi ha fatto reagire? Cosa mi ha fatto triste? Cosa mi ha fatto gioioso? Cosa è stato brutto e se ho fatto del male agli altri…» (Papa Francesco, Catechesi sul discernimento/4)

sr. Letizia 
molesti.l@apostoline.it